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Bagni: «Diego non faceva che ripetere: ce li mangiamo, ce li mangiamo»

Interviste
Bagni: «Diego non faceva che ripetere: ce li mangiamo, ce li mangiamo»
Interviste
Pubblicato il 13/12/2016 | 09:00

Ecco chi l’ha vissuta di persona e ne parla ai microfoni de Il Mattino


Riportiamo da: Il Mattino

«Diego? Non faceva che ripetere: Ce li mangiamo, ce li mangiamo. E cosa facevo io? Pensavo a rispondere a quelli del Real che non facevano altro che chiamarci mafiosi e restituire i calci e i pugni che Michel e Martin Vazquez mi davano negli spogliatoi». 

L’amarcord di Salvatore Bagni riporta indietro nel tempo, a quella lunga estate del 1987, quella del primo Napoli scudettato. 

Il guerriero azzurro era ancora al mare a Cesenatico, in vacanza, quando arrivò la notizia dell’accoppiamento. «Pensai: poveri loro, sono testa di serie e usciranno al primo turno». 

Bagni, purtroppo si sbagliò. «Noi siamo stati i vincitori morali di quella sfida. Loro erano il Real, erano stati in vetta all’Europa e al mondo una enormità di volte. Noi il piccolo Napoli, campione d’Italia per la prima volta, che riuscì a metterli in un angolo, quasi in ginocchio, rendendoli a lungo inermi». 

Sì, ma passarono loro.. «E fu solo per un colpo di c. Nel vero senso della parola: perché Buyo al San Paolo bloccò col sedere un tiro di Careca e lì finì la nostra corsa a perdifiato verso la rimonta. Subito dopo fece gol Butragueno e la qualificazione andò a loro». 

Riavvolgiamo il nastro: arriva la notizia dell’accoppiamento. Cosa pensò? «Da lì a pochi giorni ci saremmo ritrovati a Lodrone, in ritiro. Noi eravamo la mina vagante e nessuno ci voleva incontrare. Ci toccò il Real che io avevo affrontato con l’Inter qualche anno prima e di cui conoscevo le insidie». 

Nella bolgia del Santiago Bernabeu l’Inter perse 2-1.. «Infatti. Quel Napoli aveva grande esperienza internazionale nonostante fosse alla prima partecipazione in Coppa dei Campioni, sapevamo che con il Real sarebbe stata una gara tra uomini contro uomini e infatti andò proprio così». 

Si giocò a porte chiuse. «Potevano esserci anche 100mila tifosi del Real, nulla sarebbe cambiato. Nello spogliatoio ci coprimmo di insulti e di minacce e anche di colpi proibiti. Michel mi affrontò a muso duro, non l’avesse mai fatto.». 

Un ring, in pratica? «Volava qualsiasi cosa. Luciano Castellini lanciò una borsa col ghiaccio che colpì il loro allenatore (Leo Beenhakker, ndr) ma anche io non rimasi con le mani in mano. Loro non facevano che insultarci: mafiosi, mafiosi, urlavano. E io e gli altri lanciavamo qualsiasi cosa ci capitasse vicino. Non ci tenemmo nulla. Poi a fine gara ci fu un’altra rissa incredibile. Ed eravamo a casa loro». 

Il sogno finì al San Paolo. «Ma per 35 minuti abbiamo soggiogato quella squadra stellare. Loro in campo non esistevano: non era solo questione di cattiveria, disputammo una gara tecnicamente impeccabile. Credo il momento più alto del mio ciclo a Napoli». 

E vi picchiaste pure al San Paolo? «Ah certo. Queste sono gare per uomini veri, per gente con gli attributi, dove conta il carattere e la grinta. Michel e Martin Vazquez credo che mi abbiano avuto tra i loro incubi peggiori per anni». 

Ha mai rivisto qualcuno di loro? «Michel. Sgranò gli occhi e disse: mamma mia, quanto sei stato cattivo con me. Ma non ero cattivo, volevo solo passare il turno». 

Rimpianti per come andò a finire? «Ho sempre pensato che se fosse esistita allora la formula a gironi, noi ne avremmo fatta di strada in quella edizione di coppa dei Campioni. Purtroppo il vero rimpianto è che quel primo turno, decisivo, arrivava troppo presto per noi: avevamo una sola partita di campionato nelle gambe e la condizione non era proprio al top». 

Maradona, da ex del Barcellona, ci rimase malissimo? «Come tutti noi e tutta la gente di Napoli che sognava il passaggio del turno. Che, trent’anni dopo, sono ancora certo che avremmo meritato».

Fonte: Il Mattino


Molaro
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