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Ferlaino «È il solito triste copione: non ti fanno mai vincere»

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Ferlaino «È il solito triste copione: non ti fanno mai vincere»
Interviste
Redazione CNR di Redazione CNR
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Pubblicato il 06/04/2016 | 09:00

Parla della Juve e di Higuain, degli arbitri e del giudice sportivo, però il suo pensiero vola a quarantacinque anni fa


Riportiamo da: Il Mattino

Era il 20 marzo del ‘71. «Presidente del Napoli da pochi anni, giocavamo in casa dell’Inter e alla fine del primo tempo vincevamo per 1-0».

Cosa accadde, ingegnere Ferlaino? 

«Nell’intervallo l’arbitro Gonella venne avvicinato da alcuni giocatori avversari, tra questi c’era Mazzola. Nella ripresa concesse subito un rigore inesistente all’Inter, che poi raddoppiò. Dopo la sconfitta mi infuriai e mi nascosi per tre giorni in Svizzera. Vomitando per la rabbia, per quella porcheria».

I poteri forti di mezzo secolo fa.

«Partiamo dall’anticipazione della squalifica di Higuain. Fatto antipatico, strano, grave. La Lega Calcio dovrebbe aprire un’inchiesta e sostituire il giudice sportivo. Se un pm anticipasse ai giornalisti una richiesta di condanna, non subirebbe il cambio di sede?».

I tifosi del Napoli sono infuriati per la squalifica del bomber. 

«Le sentenze non si discutono, in linea generale. Ma non si può non notare la differenza rispetto all’episodio di Bonucci. Rizzoli, l’arbitro mondiale, ha mostrato sudditanza psicologica verso la Juventus e non ha scritto la verità: anche Bonucci avrebbe meritato 4 giornate di squalifica. Molto male se in due episodi simili vi sono stati due referti differenti. Credo che un arbitro arrivato alla finale mondiale non debba più dirigere perché va in campo con la puzza sotto al naso: meglio metterlo dietro a una scrivania».

Parla di Rizzoli e pensa ancora a Gonella?

«Penso che, se sei bravo e fortunato, puoi arrivare al secondo posto. Non ti fanno vincere, sono più forti di te».

Chi è che non ti fa vincere?

«Ci sono in ballo tanti milioni e la società importante mette in campo tutte le sue forze per vincere e per allontanare le rivali. Gli arbitri possono subire il fascino di quelle società importanti».

Il suo Napoli ha dovuto acquistare il migliore calciatore al mondo, Maradona, per vincere due scudetti, al momento gli unici nella storia azzurra. 

«Ecco, noi combattemmo contro la Juve e contro il Milan. Ma non c’era soltanto Maradona. C’erano anche Biagio Agnes e Gino Palumbo».

Si spieghi. 

«Agnes, direttore generale della Rai, e Palumbo, direttore della Gazzetta dello Sport, erano vicini al Napoli. Il sostegno della Rai fu fondamentale nel ‘90, quando vincemmo lo scudetto contro il Milan, sostenuto dalle reti televisive di Berlusconi. Non solo. Io ero entrato nel Palazzo, come consigliere federale e vicepresidente del settore tecnico di Coverciano, frequentato dagli arbitri. Trascorrevo le mie vacanze natalizie a stretto contatto con i presidenti di Federcalcio e Lega. Stesso albergo di Sordillo alle Barbados, andai dieci volte a casa di Nizzola in Kenya. E poi i contatti con Carraro e Matarrese. I rapporti sono fondamentali».

E anche quelli politici, forse. Sacchi, ex allenatore del Milan, ha detto che vi furono pressioni della politica per assegnare lo scudetto del ‘90 al Napoli.

«Sacchi sbaglia, la politica non c’entrò nulla. Vi furono l’applicazione di una regola, poi cancellata, dopo l’episodio della moneta a Bergamo e la campagna psicologica che orchestrai contro il Milan, appunto con il supporto di influenti amici. Sacchi e i suoi giocatori arrivarono alla partita di Verona, la penultima di campionato, con i nervi a pezzi».

Al Napoli di Maradona avrebbero fischiato contro due rigori in 12 minuti?

«Mi è sembrato molto strano quello che è accaduto a Udine. E anche prima. Perché il derby di Torino non lo perse la squadra granata, ma il Napoli. Quell’episodio ha fatto infuriare tutti, in particolare Higuain».

Ha avuto una reazione durissima dopo il rosso estratto da Irrati. 

«Sì, ma la sua rabbia ha alcune motivazioni. Partiamo da quella partita a Torino, con tre ingiustificabili episodi in favore della Juve. Il calendario, poi. Non si può giocare sempre il giorno dopo: la Juve in campo il sabato sera e il Napoli la domenica a mezzogiorno, in un orario che sconvolge tutte le abitudini. E poi i due rigori in 12 minuti. Un calciatore, sotto stress, può perdere il controllo ed esplodere, anche perché comprende che si è materializzato un danno per la sua carriera e per la sua squadra. In quel gesto di Higuain ho visto un forte attaccamento alla maglia, la voglia di vincere a Napoli dopo una stagione strepitosa».

Ma lo scudetto è ancora possibile?

«Non sono più un dirigente, parlo da tifoso e il tifoso non rinuncia all’idea di conquistarlo. Perché sabato c’è Milan-Juve e i giocatori rossoneri sanno che il ritiro, cominciato domenica scorsa, durerebbe un’altra settimana se non vincessero. Certo, una sola sconfitta della Juve non basterebbe».

Dimentica che il Napoli dovrà giocare quattro partite senza Higuain.

«Non lo dimentico e credo ci voglia una società forte, con una strategia chiara, in grado di scongiurare altri aiuti alla Juve nel finale di stagione. Andasse male quest’anno, poi dipenderà dai progetti del club, perché o si pensa a rispettare il bilancio o si pensa a vincere lo scudetto».

Fonte: Il Mattino


Molaro
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