A trent'anni da quel trionfo, lui che alza la Coppa nel cielo di Città del Messico seduto sulle spalle di un tifoso Maradona ha sentito il bisogno di raccontarsi in un libro
Riportiamo da: Areanapoli.it
Tanti gli aneddoti svelati dal Pibe de Oro: "Io in Italia ero diventato molto più forte: per mettermi a terra servivano almeno quattro calci". "Napoli? Molte cose in quella città mi facevano ricordare le mie origini e anche il quartiere La Boca.
Mi resi conto che ci sarebbe stato da soffrire, da soffrire parecchio, ma sapevo che anche le imprese difficili erano quelle che preferivo. Giocare nel Napoli fu la migliore preparazione possibile per il Mondiale del Messico. Innanzitutto perchè mi fecero sentire importante, mi fecero sentire necessario, cosa che ormai nel Barcellona non accadeva più. In secondo luogo perchè ero obbligato a essere al top sul piano fisico per eludere le marcature di avversari sulla carta superiori.
La lotta, nel Napoli, sì che si sentiva. Contro tutti e tutto. Era la battaglia del Nord contro il Sud, quella battaglia che mi fortificò e mi permise di fare ciò che più mi piace: difendere una bandiera. E se era la bandiera dei più poveri, meglio ancora". Il messaggio a Messi: "Si prepari da solo, come feci io nell'86, per vincere i Mondiali nel 2018. Ma non potrà fare le cose che ho fatto io a Napoli".