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Siani: «Ecco come è nato il tutto»

Interviste
Siani: «Ecco come è nato il tutto»
Interviste
Pubblicato il 17/01/2017 | 10:00

Tutto cominciò quando il comico andò a trovare il campione nella suite all’ottavo piano del Vesuvio


Riportiamo da: Il Mattino

«Ti chiedo di essere accanto a te nel prossimo film. Mi basta una particina», esordì sorridendo Diego rivolto ad Alessandro. 

Lui la contropartita ce l’aveva in tasca: «Va bene, io però ti chiedo: Alla prossima partita di calcetto mi devi far giocare con te». 

Baratto con contorno di risate, a suggellare un’amicizia che ha partorito uno show. «Mi sentivo al cospetto di un gigante, di un uomo che ha tolto più schiaffi dalla faccia dei miei concittadini di quanto abbia fatto chiunque altro. Mi sono allanzato», 

sorride Siani. Era la fine di febbraio del 2013. Oggi, quasi tre anni dopo, sono insieme sul palco del teatro più nobile della città. Loro, che più popolari non si potrebbe. Sbuca dalla bolgia dei camerini compito nella sua giacca nera e con un paio di occhiali che gli conferiscono un’aria inedita 

Un’aria da regista. «Mi sono messo in disparte per lavorare intorno a Diego: la gente era qui per lui. Che cosa ricorderò di questa serata? L’amore che il pubblico ha verso Diego e quello che Diego ha fatto per ricambiare stasera: si è messo a nudo come aveva promesso. Lui voleva raccontarsi, e io ho cercato di creare intorno a lui una serie di personaggi che potessero raccontare la Napoli che in questi anni non aveva vissuto e che però non lo ha mai dimenticato», 
 

risponde soddisfatto l’ideatore di Tre volte 10. «Mi sono divertito a sentire alcune battute che gli avevo scritto, come quella su Pelè», 

confessa. E rivela: «Prima di entrare in scena gli ho detto: Secondo me non troverai degli spettatori, troverai degli amici. E lui, appena è comparso sul palco, ha detto: Stasera stiamo tra amici». 

Racconta di un Maradona fuoriclasse anche in scena, Siani: «In alcuni casi ha seguito il copione, in altri casi come nel dialogo con Gianni Minà, ha completamente improvvisato. Ecco, lì è stato vero fino in fondo». 

E di un San Carlo che per una sera è diventato un piccolo San Paolo. «Ho visto grande entusiasmo, com’era giusto e prevedibile, ma ho visto anche una grande compostezza. Sono molto contento». 

Una solenne benedizione arriva anche dal professor Giuseppe Tesauro, illustre giurista e componente del Cdi del San Carlo: «E' stato un omaggio molto equilibrato, era giusto che si facesse e che si facesse qui. D’altra parte, Maradona non è soltanto un grande calciatore, ma un artista assoluto», 

osserva il giudice della corte costituzionale. L’idea di uno show-omaggio, nata alcuni mesi fa e portata all’attenzione della soprintendente del San Carlo Rosanna Purchia a inizio novembre, dunque, è diventata realtà: il più lirico dei calciatori nel Lirico della città che lo porta ancora oggi in processione. Ieri è successo, e Alessandro Siani (che intanto ha sbancato il botteghino con «Mister felicità») è stanco ma entusiasta: dopo le polemiche, quel che resta è l’evento. 

«Le aspettative erano enormi, si è scatenata subito una caccia agli inviti», 

racconta: «La verità è che una cosa del genere avrebbe meritato il San Paolo: mi auguro che qualcuno ci pensi. Se serve, io sono a disposizione. Anche in panchina». 

E probabilmente proprio al San Paolo si farà il prossimo 10 maggio la festa nel corso della quale il sindaco Luigi de Magistris incoronerà Maradona cittadino onorario di Napoli. Proprio per quel dono chiamato orgoglio, dignità, l’attore ha ringraziato il grande calciatore.

«Ci ha restituito la voglia di sperare, ci ha fatto scoprire che anche qui si poteva vincere. Diego ha rappresentato il riscatto di questa città. I napoletani sanno che cosa significa portare a casa il risultato avendo tutti contro e si sono rispecchiati nella sua storia». 

Un one man show tutto costruito intorno al mito vivente del pallone, arricchito con una ricca galleria di «spalle» che andrà in onda su Nove, il nuovo canale dellapiattaforma Discovery nel giorno «che la storia ha voluto»: 

il 10 maggio, appunto. «Lo chiamerei one-all-show: tutti per uno. Un vero e proprio esperimento nel quale abbiamo cercato di conciliare i tempi teatrali con quelli televisivi», 

spiega il regista dell’omaggio più sacro e insieme più dissacrante che sia mai stato fatto al «Diego de la gente». Poi, rispondendo indirettamente a chi ha messo all’indice «Tre volte 10» come una profanazione, 

aggiunge: «Abbiamo aperto un anno di celebrazioni, aggiungendo anche un sapore speciale ad un piatto già più che ricco e saporito: il nostro progetto si realizza grazie all’Art Bonus, il teatro destinerà parte della donazione, ricevuta dalla Best Live che produce l’evento (nella quale Siani non figura, ndr), alle attività educational: insomma, Maradona ci aiuterà ad avvicinare sempre più giovani al mondo della musica e al San Carlo».

Fonte: Il Mattino


Molaro
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