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Gonzalo Higuain, ”un borghese piccolo piccolo” che dice no a una rivoluzione d'amore

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Gonzalo Higuain, ”un borghese piccolo piccolo” che dice no a una rivoluzione d'amore
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Redazione CNR di Redazione CNR
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Pubblicato il 25/07/2016 | 13:30

L'immenso Carmelo Bene diceva: "I bambini giocano, i grandi scherzano". E il calcio, o per meglio dire "la palla", è il gioco per eccellenza


Riportiamo da: calcionapoli1926.it

C'è però chi lo considera un attentato alla coscienza civile, chi invece muove osservazioni sulla scorta di valutazioni meramente economiche. E questi, per amor di Dio, sono i peggiori. Se l'analisi del fenomeno calcistico non tiene conto di tutte quelle argomentazioni come sentimentalismi e romanticismi d'antan, allora cade inesorabilmente anche il fattore pecuniario.

Perché se il giro d'affari legato a un giocatore (in questo caso parliamo ovviamente di Gonzalo Higuain) ha sfondato la soglia dei centocinquanta milioni di euro (ingaggio e onorari compresi) è perché questo sport è capace di sfiorare delle corde profondissime dell'animo umano. Senza voler essere retorici, col pallone, si torna a essere bambini. Pertanto, nell'ottica del tifoso napoletano, il professionista che lascia la squadra per rinforzare gli acerrimi rivali è ovviamente un traditore del più infimo lignaggio, un core ingrato meritevole di ogni anatema. 

La verità è che l'intero entourage di Higuain ha gestito la vicenda nel peggior modo possibile. Punto primo: il Pipita si è vigliaccamente defilato, trincerato in un silenzio colpevole e abietto, mentre Nicolas, il fratello procuratore, ha lanciato bordate siderali, senza mai uscire allo scoperto. Poteva dire la verità senza timori reverenziali: "Vogliamo la Juve perché lì si vince facile". Se però dici pubblicamente "rispettiamo il contratto ma non rinnoviamo", significa che vuoi mettere la società con le spalle al muro, che a questo punto non può evitare di forzare la mano per una cessione che era annunciata. 

Se parli dell'inadeguatezza della rosa azzurra, stai screditando i compagni di fronte al mondo intero, quegli stessi compagni con cui hai saltato sotto la curva dopo una vittoria. Quegli stessi compagni che per un'intera stagione si sono scarnificati per te, per i tuoi gol, i tuoi record. Certo, è sempre troppo scontato scrivere di Diego Maradona, però occorre ricordare un passaggio fondamentale della carriera del Pibe. Il giorno in cui disse che non avrebbe mai potuto giocare in Italia per una squadra diversa dal Napoli, perché ha ricevuto troppo da questa città e non poteva fare un torto simile alla sua gente. 

Proprio così: Maradona, il più grande giocatore della storia del calcio che si inchina alle leggi dell'amore, che pur avendo predicato in un deserto di mediocrità per diversi anni (aNapoli come in Nazionale), non ha mai rimproverato un compagno per un passaggio sbagliato, e si incarna prodigiosamente in quei colori che anche grazie a lui sono diventati leggendari. Ma torniamo al discorso Higuain, che in fin dei conti, è un fatto molto semplice, se recidiamo l'involucro emotivo e ci limitiamo a parlare di fatti. 

La verità, anche se amara, è che la forbice tra la Juventus e il Napoli si sta progressivamente allargando e le proiezioni future non depongono a favore dei partenopei, a meno che non vi sia una decisa inversione di tendenza. Il Napoli non è fisiologicamente l'antagonista della Juventus, e bisogna iniziare a metabolizzare questa verità. DeLaurentiis, però, ha la possibilità di ridurre questo gap e assaltare gli uffici del potere, se deciderà di investire parte consistente del fatturato in impianti e strutture, o magari, espandendo il brand oltre i confini europei. 

Insomma, la Juventus, potendo godere di uno stadio di proprietà, ma anche di un marketing avanguardistico, è destinata a involarsi sopra praterie iridate. Oggi, se loro fanno due passi, noi ne facciamo mezzo. E per vincere bisogna correre, non saltabeccare. E sarà sempre così fino a quando non ci saranno progetti a lungo termine. Il fatto che il Napoli si stia assestando come un club europeo di medio livello è tra le altre cose, dimostrato proprio dalla presenza o dalla preventiva richiesta delle clausole rescissorie. 

La clausola, se reale (perché il Barcellona pure le fissa, ma a cifre ridicole), la inserisce una società che non può ambire a certi traguardi e che quindi con questo strumento negoziale, rinuncia al suo potere contrattuale, consapevole della sua posizione di inferiorità rispetto ai top club. La società forte non teme confronti e vende solo se vuole vendere, alle proprie condizioni. Non rinuncia alla possibilità di dire "no, lo tengo comunque". Può sembrare una visione un po' miope, ma chi vince ha sempre l'ultima parola. Va via Higuain che si dimostra, citando l'eterno Alberto Sordi, un "borghese piccolo piccolo" che ha preferito una restaurazione dai profili fascisti, a una rivoluzione d'amore. Che nel giro di un giorno si è trasformato in veleno. 

Fonte: calcionapoli1926.it


Molaro
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