Partita della pace: da Maradona a Totti, da Immobile a Ronaldinho, sfilata di stelle per Amatrice
Riportiamo da: Repubblica
“Uniti per la pace” è più di una partita di pallone: è un’esibizione tra chi ha riempito gli stadi per anni – e in molti casi lo fa tutt’ora – e decide di indossare pantalocini e tacchetti per chiamare spettatori all’Olimpico, nel nome della pace. La finalità è nobile: raccogliere soldi utili a sostenere progetti educativi in Argentina e in Congo, ma anche a finanziare la pratica dello sport di base ad Amatrice e nelle terre dell’Italia centrale squassate dal terremoto: gente che ha perso tutto e magari grazie alla notte dell’Olimpico potrebbe ritrovare qualcosa, una palestra in cui giocare, un campo o una pista su cui correre. Un evento fortemente voluto da Papa Francesco, promotore dell’iniziativa insieme a Unitalsi, Csi- Centro sportivo italiano e Amlib – Comunità amore e libertà.
C’era una volta l’abitudine di proporre le sfide impossibili. L’Argentina campione del mondo del 1978 contro il Resto del Mondo, oppure – partita proposta parecchie volte- Europa contro Sud America. Bene, basta prendere una a caso di queste partite, ricordarne le suggestioni provocate e moltiplicarle all’ennesima potenza. La partita della pace fermerà il tempo di chi varcherà i cancelli dello stadio Olimpico: Totti, Maradona e Ronaldinho, d’accordo. Ma non solo. La sfilata dei campioni toccherà le corde della nostalgia e quelle del cuore (prevalentemente) di romanisti e laziali: ci saranno i campioni di oggi, da Nainggolan, El Shaarawy e Perotti a Immobile e Murgia, da Alexis Sanchez a Cavenaghi, da Burdisso a Bojan. Ma ci saranno pure Aldair, Cafu e Candela, Veron, Claudio Lopez e Crespo: quasi a ricordare qui derby capitolini che proprio in questa cornice decidevano lo scudetto. E poi star anni Novanta come Pires e Rui Costa, Roberto Carlos e Davids. O il campione del mondo Zambrotta, contro quell’Abidal che si trovò di fronte nella vittoriosa finale del 2006. E ancora Sanchis, ex capitano del Real, l’altro madridista Karanka, l’argntino Pochettino (oggi allenatore di successo del Tottenham), i messicani Blanco e Hermosillo. Persino Fabio Capello.
Un pantheon degno di attrarre non solo bambini in estasi, ma anche adulti nostalgici, semplici appassionati, curiosi. Il via all’Olimpico alle 21.05: ma soltanto dopo un’audizione da Papa Francesco, che riceverà in Vaticano i partecipanti: un modo per inaugurare l’evento con la benedizione del Santo Padre, che donerà un ulivo, albero simbolo della pace, piantato poi allo stadio Olimpico. Dalle 19.30 tutti all’Olimpico per un match tra ragazzi under 15 (con calcio d’inizio del presidente Coni Giovanni Malagò) che vedrà impegnati – per una partita di 20 minuti – anche ragazzi di Amatrice, Arquata e altri paesi colpiti dal sisma di fine agosto. Dalle 21 la diretta su Rai1, con telecronaca di Alessandro Antinelli e Alberto Rimedio, accompagnati dalla verve comica di Max Tortora, e dalle interviste a bordo campo di Milly Carlucci, volto femminile dell’iniziativa. Maradona, “convocato” proprio da Maradona, chiama a raccolta tutti. E non fa sconti a nessuno degli assenti, nemmeno se suo amico: “Ronaldo, Messi Ibra: dove siete?”.