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Ripartire dai campioni e sconfiggere le incertezze

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Ripartire dai campioni e sconfiggere le incertezze
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Redazione CNR di Redazione CNR
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Pubblicato il 10/05/2016 | 10:00

Se il Napoli fa il Napoli, allora non ce n’è per nessuno


Riportiamo da: Corriere Del Mezzogiorno

Esplora il significato del termine: Lo diciamo sempre: se il Napoli fa il Napoli, allora non ce n’è per nessuno. E il Napoli decide di fare il Napoli almeno per settanta, decisivi minuti nella partita decisiva del finale di stagione, e porta via da Torino tre (probabilmente) decisivi punti, mettendo a segno un colpo che ha dello straordinario, una linea sotto il miracoloso. Il Napoli fa il Napoli, schiacciando l’avversario nella propria trequarti, azzerando i pericoli e moltiplicando le occasioni, segnando due gol e prendendo un palo e mancando di un soffio la rete per le solite quattro o cinque volte.

Una cosa da strofinarsi gli occhi, e contro un avversario che ora sembra piccolissimo ma che invece non lo era affatto, considerando la scintillante vittoria a Udine del turno precedente. Un avversario al quale, fino al settantesimo, non è stato concesso che un mezzo tiro in porta sporco e sbagliato, purtroppo in gol con la complicità dell’immancabile amnesia difensiva. Da quel momento, purtroppo, è entrato in scena mister Hyde: il Napoliterrorizzato dal non essere se stesso, perseguitato dai fantasmi di Bonaventura, Zaza, Nainggolan, preoccupato e stanco morto in tre uomini senza adeguati sostituti, Callejon, Allan, Hamsik. 

In quei momenti, come purtroppo il tifoso sa fin troppo bene, il Napoli è capace di tutto: anche di perdere una partita stradominata in lungo e in largo, e senza alcun problema. Da domenica però pensare al modo di porre riparo a queste mancanze, che hanno determinato il fatto di ritrovarsi a competere per il secondo posto anziché del primo, ha un altro ottimismo. Certo, c’è da battere il Frosinone in casa sabato sera: ma obiettivamente pare improbabile scivolare sulla buccia di banana dei laziali, retrocessi aritmeticamente con una partita d’anticipo e meritevoli di applausi a scena aperta, ma in possesso di una cifra tecnica tutt’altro che irresistibile; e la Roma dovrà andare nella Milano rossonera, a giocare contro una rosa e un allenatore che dovranno meritarsi una conferma restando attaccata con le unghie e coi denti a un’Europa che allo stato dovrebbe cedere al sorprendente Sassuolo. 

Se il Napoli dovesse vincere, insomma, certificando l’imbattibilità del San Paolo in campionato, la mente e il cuore azzurri del tifoso potrebbero volare alla prossima stagione in cui, finalmente, l’urlo del nostro stadio alla fine della celebre musichetta tornerà a far tremare i palazzi fino a via Manzoni. Il cuore conserverebbe, a dispetto della mente, la speranza di rivedere al centro dell’attacco l’uomo che ha polverizzato ogni record. 

L’uomo che, se non fosse stato defraudato di tre partite dalla scomposta reazione di Udine, probabilmente sarebbe già al primo posto nella classifica dei marcatori di tutti i tempi e con la Scarpa d’Oro al piede. L’uomo che è leader tecnico della squadra e tra i migliori, forse il migliore, centravanti del mondo. Attorno a lui, come le ostriche fanno col granello di sabbia, va però costruita una perla. Perché il prossimo campionato non finisca un mese prima, perché l’Europa non duri fino a febbraio, perché la coppa Italia resti nei pensieri fino a primavera inoltrata, se non meglio: il calcio è una competizione a squadre, e non saremmo sorpresi se fosse vero che per restare Higuain dovesse chiedere un adeguamento, oltre che dell’ingaggio, anche dello spessore tecnico della compagine in cui spendere gli anni cruciali della sua carriera. 

Insomma, il Napoli del futuro assomiglia a quello del presente, ma con dei passi avanti. Un allenatore fantastico, un centravanti fantastico, dodici o tredici calciatori fantastici; traguardi fantastici a portata di mano, il tempo e la consapevolezza per lavorare su inserimenti di qualità. Le premesse ci sono, e in gran parte sono state messe in sicurezza domenica a Torino. Basterà non sprecarle.Lo diciamo sempre: se il Napoli fa il Napoli, allora non ce n’è per nessuno. 

E il Napoli decide di fare il Napoli almeno per settanta, decisivi minuti nella partita decisiva del finale di stagione, e porta via da Torino tre (probabilmente) decisivi punti, mettendo a segno un colpo che ha dello straordinario, una linea sotto il miracoloso. Il Napoli fa ilNapoli, schiacciando l’avversario nella propria trequarti, azzerando i pericoli e moltiplicando le occasioni, segnando due gol e prendendo un palo e mancando di un soffio la rete per le solite quattro o cinque volte. 

Una cosa da strofinarsi gli occhi, e contro un avversario che ora sembra piccolissimo ma che invece non lo era affatto, considerando la scintillante vittoria a Udine del turno precedente. Un avversario al quale, fino al settantesimo, non è stato concesso che un mezzo tiro in porta sporco e sbagliato, purtroppo in gol con la complicità dell’immancabile amnesia difensiva. Da quel momento, purtroppo, è entrato in scena mister Hyde: il Napoliterrorizzato dal non essere se stesso, perseguitato dai fantasmi di Bonaventura, Zaza, Nainggolan, preoccupato e stanco morto in tre uomini senza adeguati sostituti, Callejon, Allan, Hamsik. 



In quei momenti, come purtroppo il tifoso sa fin troppo bene, il Napoli è capace di tutto: anche di perdere una partita stradominata in lungo e in largo, e senza alcun problema. Da domenica però pensare al modo di porre riparo a queste mancanze, che hanno determinato il fatto di ritrovarsi a competere per il secondo posto anziché del primo, ha un altro ottimismo. Certo, c’è da battere il Frosinone in casa sabato sera: ma obiettivamente pare improbabile scivolare sulla buccia di banana dei laziali, retrocessi aritmeticamente con una partita d’anticipo e meritevoli di applausi a scena aperta, ma in possesso di una cifra tecnica tutt’altro che irresistibile; e la Roma dovrà andare nella Milano rossonera, a giocare contro una rosa e un allenatore che dovranno meritarsi una conferma restando attaccata con le unghie e coi denti a un’Europa che allo stato dovrebbe cedere al sorprendente Sassuolo. 

Se il Napoli dovesse vincere, insomma, certificando l’imbattibilità del San Paolo in campionato, la mente e il cuore azzurri del tifoso potrebbero volare alla prossima stagione in cui, finalmente, l’urlo del nostro stadio alla fine della celebre musichetta tornerà a far tremare i palazzi fino a via Manzoni. Il cuore conserverebbe, a dispetto della mente, la speranza di rivedere al centro dell’attacco l’uomo che ha polverizzato ogni record. 

L’uomo che, se non fosse stato defraudato di tre partite dalla scomposta reazione di Udine, probabilmente sarebbe già al primo posto nella classifica dei marcatori di tutti i tempi e con la Scarpa d’Oro al piede. L’uomo che è leader tecnico della squadra e tra i migliori, forse il migliore, centravanti del mondo. Attorno a lui, come le ostriche fanno col granello di sabbia, va però costruita una perla. Perché il prossimo campionato non finisca un mese prima, perché l’Europa non duri fino a febbraio, perché la coppa Italia resti nei pensieri fino a primavera inoltrata, se non meglio: il calcio è una competizione a squadre, e non saremmo sorpresi se fosse vero che per restare Higuain dovesse chiedere un adeguamento, oltre che dell’ingaggio, anche dello spessore tecnico della compagine in cui spendere gli anni cruciali della sua carriera. 

Insomma, il Napoli del futuro assomiglia a quello del presente, ma con dei passi avanti. Un allenatore fantastico, un centravanti fantastico, dodici o tredici calciatori fantastici; traguardi fantastici a portata di mano, il tempo e la consapevolezza per lavorare su inserimenti di qualità. Le premesse ci sono, e in gran parte sono state messe in sicurezza domenica a Torino. Basterà non sprecarle. 

Fonte: Corriere Del Mezzogiorno


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