GRAZIE AD UN PRESIDENTE FEDERALE IMPROPONIBILE E AD UN C.T. INADEGUATO RIMANIAMO FUORI DALLA FASE FINALE DI UN MONDIALE PER LA PRIMA VOLTA DAL 1958.
DE PRUFUNDIS
Per un qualche indecifrabile
ragione alle ore 22:30 circa di lunedì 13 novembre 2017, mentre l’arbitro Lahoz
portava il fischietto alla bocca per decretare, senza ulteriore appello, l’esclusione
della nazionale italiana di calcio dai mondiali del 2018, nella mia memoria
sono apparsi i fotogrammi della lontana estate del 1982 allorquando un giovane
maturando stava vivendo la sua personalissima “notte prima degli esami”. Una
massa informe di diciottenni era avviluppata in un abbraccio tanto stretto da
farne un corpo solo dal quale emergeva un unico, disumano, grido fusione di
dieci voci, che accompagnava la corsa di Marco Tardelli verso l’abbraccio dei
compagni in una magica notte al Santiago Bernabeu di Madrid. Ho contestualmente
volto lo sguardo verso i miei figli ed ho tristemente accertato che sarei stato
privato di una estate di coinvolgimento e partecipazione sportiva in loro
compagnia e questa, credetemi, è stata la mia unica ragione di rabbia.
Eppure questo era un risultato
annunciato, essendo la nazionale l’espressione sportiva di un graduale ed
inesorabile decadimento socio-culturale del nostro paese. Retti da un governo
mai eletto, con Ministri dal curriculum scolastico degno di un bracciante
agricolo (con tutto il rispetto per i braccianti che svolgono il loro lavoro in
relazione alle proprie competenze senza assurgere alle massime cariche dello
Stato), abbiamo alla presidenza della Federcalcio la controfigura di Alvaro
Vitali con un bagaglio culturale ancor più basso rispetto a quello dei Ministri
di cui sopra e con dichiarate tendenze razziste ed omofobiche che ha pensato
bene di far assurgere alla carica di C.T. un uomo che nella sua esperienza
professionale non ha mai brillato per i risultati ottenuti e, credo di
ricordare, non abbia mai calcato scene internazionali. Tanto la controfigura di
“Pierino” quanto l’improponibile “mister” attaccatissimi alla poltrona, in
perfetto stile italiano, come testimonia l’evidenza che entrambi non hanno avuto,
a tutt’oggi, neanche la dignità di annunciare le proprie dimissioni a fronte di
un fallimento epocale. Il tutto a corollario di un movimento esterofilo a
partire dai settori giovanili, con prime squadre imbottite di stranieri a
discapito della crescita dei nostri talenti.
E’ giunto il momento di
rifondare, intendo l’Italia e non solo il movimento calcistico !